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Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché

Continua il periodo turbolento all'interno della Federazione, che si trincera dietro a un «no comment» mentre incassa i tre no di Cesare Corazza, Celestino Gaspari e Daniele Parma. Subentra invece Simona Natale Fino. In esclusiva le ragioni dei tre vignaioli che hanno rifiutato l'incarico, in attesa dell'assemblea del 26 febbraio a Bologna. Sullo sfondo, la profezia di Walter Massa

di Davide Bortone
15 febbraio 2024 | 14:52
Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché
Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché

Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché

Continua il periodo turbolento all'interno della Federazione, che si trincera dietro a un «no comment» mentre incassa i tre no di Cesare Corazza, Celestino Gaspari e Daniele Parma. Subentra invece Simona Natale Fino. In esclusiva le ragioni dei tre vignaioli che hanno rifiutato l'incarico, in attesa dell'assemblea del 26 febbraio a Bologna. Sullo sfondo, la profezia di Walter Massa

di Davide Bortone
15 febbraio 2024 | 14:52
 

Resta tesissimo il clima all'interno della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Dopo le dimissioni dei quattro consiglieri Luca Ferraro, Gaetano Morella, Monica Raspi e Francesco Maria De Franco, il cda presieduto dal trentino Lorenzo Cesconi ha incassato il rifiuto a subentrare in consiglio di tre vignaioli, che avrebbero potuto occupare i posti vacanti. Si tratta di Cesare Corazza, Celestino Gaspari e Daniele Parma, tre voci importanti nel panorama enoico italiano con le loro cantine Lodi Corazza (Zola Pedrosa, Bologna), Zýme (San Pietro in Cariano, Verona) e La Ricolla (Ne, Genova). L'unico “sì” rimane quello di Simona Natale, vignaiola pugliese contitolare con il marito Gianfranco Fino dell'omonima azienda agricola di Manduria (Taranto). E mentre il consiglio di amministrazione si trincera dietro a un «no comment» che comprende anche il mancato sostegno ufficiale di Fivi alle proteste dei "trattori", l'unica via alternativa all'azzeramento del direttivo - proprio come anticipato nei giorni scorsi da Italia a Tavola - resta quella della cooptazione di tre consiglieri, che sarebbero già stati individuati dal Cda.

Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché

Terremoto Fivi dopo le dimissioni dei quattro consiglieri Ferraro, Morella, Raspi e De Franco

Una procedura prevista dall'articolo 16 dello Statuto Fivi, che recita: «Ove uno o più Consiglieri vengano a mancare per qualsivoglia ragione, il Consiglio Direttivo verrà automaticamente integrato di un numero di soggetti pari a quelli cessati, attinti dalla graduatoria dei candidati alle elezioni del Consiglio Direttivo risultati primi tra i non eletti. Qualora in ossequio al meccanismo di cui sopra l'organo gestorio non dovesse risultare ricostituito per qualsivoglia ragione, incluso il rifiuto dei non eletti, il Consiglio Direttivo provvederà a cooptare i componenti mancanti tra gli Associati. I soggetti cooptati resteranno in carica fino alla successiva Assemblea, allorché gli Associati dovranno decidere se confermarli o provvedere alla nomina di nuovi Consiglieri. In entrambi i casi i Consiglieri così individuati rimarranno in carica fino alla scadenza originaria del Consiglio Direttivo».

Fivi pronta a cooptare tre consiglieri

A meno di colpi di scena delle prossime ore, tutto si deciderà in occasione dell'assemblea ordinaria degli associati Fivi fissata per lunedì 26 febbraio in forma ibrida: in presenza presso la Sala Opera di Bologna Fiere, durante Slow Wine Fair 2024, oppure a distanza, in videoconferenza. In quell'occasione, i consiglieri cooptati dovranno ottenere il favore degli iscritti per entrare in carica, qualora il punto all'ordine del giorno possa essere considerato tra le “varie ed eventuali”. Alla relazione del presidente Lorenzo Cesconi seguirà il rendiconto finanziario 2023 e la presentazione del bilancio previsionale 2024. Più che mai scontata anche la discussione del terremoto che non smette di scuotere la Federazione italiana vignaioli indipendenti.

Cesare Gaspari: «Dimenticato il senso di essere vignaiolo Fivi»

Intanto, in esclusiva a Italia a Tavola, le spiegazioni dei tre consiglieri che non hanno accettato di subentrare in Consiglio. «Per decidere se accettare o meno - spiega Celestino Gaspari – ho voluto prima consultare entrambe e parti, partendo però da un dato di fatto: faccio parte del “primo giro” di Fivi, quello dei Leonildo Pieropan, dei Walter Massa e del primo presidente Costantino Charrère. Persone che insegnano e hanno insegnato qual è il vero obiettivo, in primis emotivo, dell'essere “vignaiolo Fivi”. Strada facendo, mi sembra che gli obiettivi siano cambiati: il mercato a Piacenza, poi a Bologna Fiere e iniziative come il “Sabato del vignaiolo”, forse hanno spostato l'attenzione su questioni più legate al fatturato che al senso di partecipazione socio-politico in una realtà come la Federazione italiana vignaioli indipendenti».

Fivi senza consiglieri. E tre vignaioli rifiutano l'incarico: ecco perché

Mercato Fivi, da occasione a pomo della discordia all'interno della Federazione italiana vignaioli indipendenti

«Si è scelta Bologna al posto di Piacenza per far partecipare tutti, perdendo l'occasione di creare una rotazione annuale tra vignaioli che avrebbe avuto l'effetto di generare una maggiore “esclusività” del Mercato. Dalle nostre parti si dice: “Tanti tocheti, tanti poareti”. La spaccatura in Fivi è dettata proprio dal fatto che concorrono due “filosofie dell'essere Fivi”: un bel pasticcio. Non ho accettato di subentrare perché forse è meglio lasciare che chi ha creato questa situazione la porti fino in fondo, in un modo o nell'altro, insieme a quelle persone che hanno distrutto il sogno di Fivi. Del resto, lo stesso Cda è diviso. La mia speranza, per il bene di tutti, è che si vada a nuove elezioni: allora sì che mi candiderò e dirò la mia in Consiglio, nel segno di com'era la Fivi”.

Daniele Parma: «Fivi sbilanciata, è cambiato lo spirito»

Parla anche Daniele Parma: «Sono in polemica con Fivi - spiega il vignaiolo ligure, titolare de La Ricolla - in quanto mi sembra di percepire una sorta di sbilanciamento della Federazione, con massimo rispetto, verso figure di vignaioli diversi rispetto a quelle che rappresentavano lo spirito con cui è nata. La mia è un'impressione, un parere personale dettato forse dalla mancata comprensione di ciò che sta accadendo. Per cui sarebbe scorretto e non coerente subentrare come consigliere in un momento di incertezza. Ho rifiutato la proposta prima di tutto perché non so se sono all'altezza di questo ruolo e, in secondo luogo, perché non sono allineato con quello che vedo, percepisco e sento».

«La mia scelta - conclude il vignaiolo - è una forma di rispetto per la Fivi, come la intendevano i fondatori, oltre che un modo per rimanere coerente con me stesso”. Parma, 56 anni, era l'ultimo dei consiglieri votati in occasione delle elezioni 2019 con poco più di 100 voti, raccolti in buona parte tra le frange più giovani dei vignaioli Fivi. Tra i consiglieri esclusi dall'ultima tornata elettorale anche Cesare Corazza, che ha scelto di non subentrare per motivi personali, legati alla propria vita privata e professionale.

Walter Massa profeta nel 2019

Di certo, i malumori interni alla Federazione italiana vignaioli indipendenti, omologa della Fédération des Vignerons Indépendants francese, non iniziano con le dimissioni di Luca Ferraro, Gaetano Morella, Monica Raspi e Francesco Maria De Franco. La situazione ha iniziato a precipitare a partire dalle dimissioni (eccellenti e oggi ancor più rivelatorie) del noto vignaiolo Walter Massa. A quel punto fu Andrea Picchioni a non accettare di subentrare al suo posto, lasciando il posto ad Andrea Pieropan. Suonano come un monito, oggi, le parole di Massa: «In un'Associazione come Fivi, il cui primo obiettivo deve essere quello di difendere gli interessi e il lavoro dei Vignaioli, non ci possono essere spaccature. So di essere un personaggio ingombrante ma non sono mai stato un vignaiolo “contro Fivi”, come mi ha definito qualcuno, o “colui che voleva distruggere la Fivi” come, con grande amarezza, mi è stato riferito».

«Ho sempre solo cercato di portare argomenti “pro Fivi”, per la Fivi. In oltre 50 anni di lavoro nei campi e nella vigna - continuava il re del Timorasso - non ho mai tradito la terra. E gli uomini che hanno lavorato con me. Chi è chiamato a governare non dovrebbe considerare “contro” quelli che criticano in maniera propositiva. C'è tanto su cui lavorare, oltre al mercato di Piacenza. L'obiettivo più importante per me resta la codifica e la regolamentazione della figura del viticoltore e del vignaiolo, a tutti i livelli. Sono conscio che si tratta di una partita titanica ma il vignaiolo deve potere “ostentare” la propria dignità. Comunque son convinto che il tempo è giudice e galantuomo. In questi vent'anni tanti sono già venuti a Canossa, anzi a Monleale». Bologna, tutto sommato, non è poi così lontana.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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