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Fine dining e tradizione vanno d'accordo? Sì da Almatò a Roma

La filosofia gastronomica di Almatò, piccola realtà di fine dining del quartiere Prati, si basa su gusti chiari, lineari e decisi, privilegiando il rispetto della nuova tradizione e l'uso di materie prime di alta qualità

 
31 marzo 2024 | 12:30

Fine dining e tradizione vanno d'accordo? Sì da Almatò a Roma

La filosofia gastronomica di Almatò, piccola realtà di fine dining del quartiere Prati, si basa su gusti chiari, lineari e decisi, privilegiando il rispetto della nuova tradizione e l'uso di materie prime di alta qualità

31 marzo 2024 | 12:30
 

Almatò è il progetto ristorativo che ha preso vita nel gennaio del 2020 e che negli anni è un punto di riferimento nella scena gastronomica di Roma, grazie alla perfetta combinazione tra creatività e rispetto dei sapori della tradizione.

Fine dining e tradizione vanno d'accordo? Sì da Almatò a Roma

Sala del ristorante Almatò

Qui lo chef Tommaso Venuti, il restaurant manager Manfredi Custureri e Alberto Martelli - socio e ristoratore - hanno creato un locale che fin dagli inizi ha saputo distinguersi per l’originalità della sua proposta culinaria in un ambiente accogliente ed elegante. Il nome Almatò deriva dalle iniziali dei tre soci e, come sottolinea Tommaso Venuti: «La nostra cucina è cambiata molto nel tempo: puntiamo su idee caratterizzate dall’unione tra ricerca e tradizione, lavorando ora su piatti dal gusto intenso e al tempo stesso raffinato, ma senza dimenticare chi siamo, quindi dietro il valore della tradizione».

L’identikit delle tre anime di Almatò

Chef Tommaso Venuti, classe 1992, ha ereditato la passione per la cucina dai due rami della sua famiglia, quello italiano e quello brasiliano e, dopo aver frequentato l’Alma - scuola internazionale di cucina italiana - ha affinato le sue abilità lavorando presso ristoranti rinomati come Villa Crespi con Antonino Cannavacciulo, il Marcus Wearing Restaurant di Londra e La Pergola Rome Cavalieri con Heinz Beck.

Fine dining e tradizione vanno d'accordo? Sì da Almatò a Roma

Manfredi Custureri, Tommaso Venuti e Alberto Martelli del ristorante Almatò

Manfredi Custureri, classe 1988 e romano doc, dopo gli studi in economia alla Luiss ha scoperto la sua vera passione per la cucina e la ristorazione lavorando nello stabilimento balneare degli suoceri all’Argentario, mentre Alberto Martelli è cresciuto nel ristorante di famiglia La Carbonara, insegna storica di Campo de’ Fiori e, intorno ai 20 anni, decise di trasformare la sua passione per il cibo in una carriera, acquisendo competenze in enologia e restaurant management.

La filosofia di Almatò si basa sulla varietà degli ingredienti, sulla qualità nella lavorazione delle materie prime, sulla ricerca e sulla valorizzazione di elementi che spesso vengono sottovalutati, ma che qui vengono trasformati in vere e proprie prelibatezze dalla brigata in cucina, giocando sulle consistenze per sfruttare tutto il potenziale di ogni prodotto.

L’offerta gastronomica e la regola del 3

Questo approccio si riflette nei tre percorsi di degustazione che includono opzioni da 5, 7 e 9 portate rispettivamente di 75, 100 e 120 Euro, così come nella scelta in carta. Da Almatò vige la regola del 3, per caratterizzare un menu in grado di incuriosire ogni appassionato con le tre opzioni per ogni tipologia di portata.

Cominciando dagli antipasti, il must è l’animella tonnata, una reinterpretazione del tipico piatto piemontese che sorprende con ingredienti insoliti e una combinazione di sapori che include il gel di sidro e le due consistenze del cappero. Lo spaghetto broccolo e alici invece rappresenta il legame tra gusto moderno e tradizione: si tratta di un’accurata lavorazione che va ad esaltare il valore autentico degli ingredienti e rievoca così un sapore caro alla memoria del palato. Ci si imbatte poi nei secondi piatti, con proposte come l’anatra con porro e daikon, un omaggio ben riuscito all’autunno e alla tradizione della cacciagione: una lavorazione semplice che dà vita a sapori decisi e contrastanti grazie alla presenza del porro, della maionese stout e alla sapidità croccante del daikon.

Tra i dessert si può scorgere uno dei manifesti gastronomici di Almatò, ovvero Gianni, presente in menu dal giorno zero e che cambia seguendo il corso delle stagioni. Un vero e proprio paradiso per i golosi grazie all’abbinamento di creme diverse come burro d’arachidi, frutto della passione e gianduia.

Ma Almatò non si ferma solo alla cucina: una grande attenzione è dedicata anche al servizio di sala, team guidato da Riccardo Robbio, maître e sommelier originario della Campania che ha accettato questa nuova sfida professionale dopo esperienze significative presso Kai Mayfair a Londra, Imàgo all’Hassler, La Pergola Rome Cavalieri e Pipero a Roma.

Il ristorante propone un servizio informale ma professionale, empatico e competente, che si prende cura dei 18 coperti del locale proponendo abbinamenti interessanti grazie a una carta dei vini che conta oltre 100 etichette, con un’attenzione particolare verso la Spagna e Nuova Zelanda, per offrire una selezione completa di vini di alta qualità e di nicchia.

Almatò
Via Augusto Riboty 20/c - 00185 Roma
Tel 06 69401146 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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